Giuseppe Altamore

Attenzioni ai vecchi tubi: possono rilasciare sostanze tossiche

Vecchi raccordi che possono costituire un rischio per la salute.

Grazie ai processi di erosione delle rocce attraversate dai corpi idrici sotterranei, l’acqua si arricchisce di numerosi sali minerali che, in concentrazioni equilibrate, rappresentano un apporto essenziale per la salute umana. Questo significa che l’assenza di sali o la loro ridotta presenza può rappresentare un rischio per la salute a lungo termine. Al fine di garantire un giusto equilibrio tra acidità e alcalinità delle acque destinate al consumo umano si preferisce mantenere un corretto bilanciamento salino in modo da ridurre eventuali azioni aggressive o corrosive nei confronti degli impianti di distribuzione.

La corrosione, infatti, è il principale fenomeno che causa il degrado della qualità dell’acqua lungo una rete idrica che, per lo più, è costituita da tubazioni metalliche. Tracce di ferro, rame, manganese e zinco possono provocare un’alterazione delle caratteristiche organolettiche (colore, sapore, torbidità) dell’acqua ma non sono generalmente dannosi per la salute. Invece, altri metalli, come piombo, cromo, mercurio, cadmio e nichel sono altamente tossici e non vengono eliminati dall’organismo accumulandosi e rappresentando un fattore aggravante o determinante in numerose malattie croniche.

In particolare, la cessione di piombo rappresenta il maggior rischio sanitario soprattutto per i bambini al di sotto dei 6 anni e, nonostante il progressivo abbandono di questo materiale avvenuto negli ultimi trent’anni, ancora oggi la sua presenza negli impianti idrici è molto elevata. Il passaggio dell’acqua attraverso tubazioni vetuste, così come la presenza di vasche e serbatoi e di impianti di trattamento, può comportare un deterioramento della qualità, soprattutto all’interno di edifici con vecchie tubazioni di ferro e piombo, con raccorderie in acciaio nichelato, cromato, ottone e rame, in particolare se si verificano lunghi periodi di sosta, con conseguente aumento dell’acidità dell’acqua che, a sua volta, incrementa la cessione di questi elementi dalle pareti degli impianti.

Se un impianto di distribuzione interno di un edificio presenta queste criticità, quando economicamente e tecnicamente fattibile, è indispensabile attuare misure di sostituzione dei componenti al fine di eliminare il piombo e le varie leghe che potrebbero essere soggette a fenomeni di cessione di sostanze tossiche. A questo riguardo la normativa è piuttosto, tanto che la responsabilità della salubrità dell’acqua che sgorga dai rubinetti è in capo al condominio o al singolo nel caso di abitazioni individuali.

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