Ci siamo già bevuto il 50% per cento di acqua dolce del pianeta. «Abbiamo solo 9 anni per rivedere il sistema di produzione alimentare a livello globale, attraverso un cambio dei regimi alimentari di ciascun Paese. Solo così potremo invertire il trend in picchiata della perdita di biodiversità. Il modo con cui ci alimentiamo ha, infatti, causato finora la perdita del 70% di biodiversità terrestre e del 50% di quella d’acqua dolce». Lo afferma il Wwf raccontando – in un nuovo rapporto con cui lancia la “Food week” in vista della Giornata mondiale dell’alimentazione e l’hashtag #Menu4Planet con informazioni e soluzioni dedicate ai consumatori – di come «stiamo divorando il Pianeta senza capire quanto la nostra salute sia profondamente connessa con quella dell’ambiente in cui viviamo».
Il rapporto, “Invertire la rotta: il potere riparatore delle diete amiche del pianeta” – una ricerca scientifica condotta sulle diete di 147 Paesi del mondo – «offre una visione globale» e «indica un approccio locale per favorire l’adozione di diete sostenibili per uomo e natura». Secondo l’analisi, la scelta di un «modello alimentare amico del pianeta» a livello globale comporterebbe: aria più pulita e temperature più basse con una riduzione di circa il 30% delle emissioni di gas serra, maggiore biodiversità sulla terra, riducendone di almeno il 5% la perdita, più spazio per natura e specie poiché si ridurrebbe di almeno il 40% il bisogno di terreni agricoli, una popolazione più in salute e con un’aspettativa di vita più lunga dato che il tasso di mortalità prematura si ridurrebbe di almeno il 20%.