L’acqua per scopi irrigui è sempre più preziosa. Quantificato su scala globale il valore dell’acqua usata per l’irrigazione: in media è pari a 0,23 dollari per metro cubo, ma varia in base al tipo di coltura, al suo prezzo e all’ubicazione. Lo dimostrano i modelli idrologici globali ad alta risoluzione sviluppati dai ricercatori del Politecnico di Milano, che hanno condotto lo studio insieme ai colleghi dell’Università della California a Berkeley. I risultati, pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas), aiuteranno gli investitori del settore agroalimentare interessati all’acquisto di terreni e del diritto all’acqua a essi associato, ma anche gli agricoltori e le comunità rurali che negoziano la vendita dei loro terreni o di diritti e concessioni d’acqua.
«La valutazione dell’acqua è difficile perché tale risorsa naturale viene commerciata raramente e, quindi, il suo valore non può essere determinato da un prezzo di mercato», spiega Maria Cristina Rulli del Politecnico di Milano, che ha coordinato lo studio con Paolo D’Odorico di Berkeley. Per fare delle stime, i ricercatori hanno preso in considerazione le 16 principali colture in ogni sito nel mondo dove sono attualmente presenti, calcolando il valore dell’acqua necessaria alla loro coltivazione. In riferimento alle quattro colture principali (grano, mais, riso, soia), che rappresentano circa il 60% della produzione alimentare globale, si evince che il valore dell’acqua per la produzione di mais, soia e riso è ovunque superiore a quello del grano: ciò è dovuto all’effetto combinato delle differenze nel prezzo delle colture e dell’efficienza nell’uso dell’acqua da parte delle colture stesse. Dai dati risulta inoltre che il valore dell’acqua per mais e riso è sostanzialmente più alto nell’Asia orientale che in altre regioni del mondo. L’analisi globale evidenzia infine che l’attuale collocazione spaziale delle colture non è tale da massimizzare il valore dell’acqua.