Gela sarebbe una bella città. Uso il condizionale perché la sua bellezza è stata deturpata dall’abusivismo edilizio, dalla sporcizia onnipresente e dal generale degrado. Eppure, la città che ha visto il primo sbarco degli Alleati in Europa, il 10 giugno 1943, conserva una sua dignità interiore che si manifesta nella gentilezza e nell’ospitalità dei suoi abitanti. La scorsa estate, mi trovavo per caso a passeggiare lungo il corso principale, quando colto da una sete irrefrenabile mi rivolsi a un chioschetto liberty nel mezzo del parco comunale: “Posso avere un bicchier d’acqua minerale”? Dissi. Il solerte barista mi versò un bel bicchiere di freschissima acqua. Finito di bene, chiesi quanto dovevo. La risposta fu sorprendente: “A Gela l’acqua da bere non si paga”… Ringraziai e me ne andai contento e soddisfatto pensando che a Milano ti danno un caffè e se chiedi l’acqua minerale la paghi 50 centesimi o anche 1 euro.

A Gela l’acqua gratis ai viandanti è però un  paradosso. La città soffre la sete da sempre e spesso i rubinetti restano a secco per giorni e giorni. Arrivano però le bollette “pazze. Recentemente una pensionata ha ricevuto una bolletta da 1.600 euro, quando in media per consumi idrici ha pagato per anni una cifra mai superiore ai 200 euro. La somma (già fuori da qualsiasi ragionevolezza) chiesta alla pensionata è poca cosa se la si confronta con quella riportata sulla bolletta consegnata a una donna, che con la propria famiglia vive in una casa in affitto a Caposoprano. Totale, 6.574 euro. È questa la cifra che ha fatto subito allarmare l’utente, che si è ovviamente rivolta a un legale. L’avvocato sta valutando la possibilità di portare in giudizio Caltaqua, il gestore idrico di Gela. Fino ad ora, con consumi molto limitati, la famiglia ha pagato non più di 200 euro. Ora, invece, si sono visti recapitare una bolletta da quasi 7 mila euro.

Di Giuseppe Altamore

Giornalista e saggista italiano, direttore del mensile Benessere. La salute con l'anima

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